Nel Palazzo del Governo, sede di episodi storici di rilevante importanza quali la rivolta del XV Marzo, la visita di Garibaldi ed il soggiorno degli Augusti Sovrani Umberto e Margherita di Savoia, uno degli elementi artistici più solenni è senza dubbio la Sala del Consiglio Provinciale.
Una sala di rappresentanza, sede delle riunioni del Consiglio, la cui proposta fu presentata dal Sig. Pancaro il 22 Gennaio 1875 in questi termini: "(...)
progetto d'arte per la costruzione di una nuova sala del Consiglio Provinciale...per £. 81.000 (...). Il Consigliere Starnile raccomanda di essere adibito nei lavori
di ornamento Michele Trotta da S. Benedetto Ullano, ed il Consigliere delGiudice fa uguale raccomandazione perVeltri (...)". Un'accelerazione dei lavori avvenne nel 1878 allorché Cosenza si preparò alla visita dei Sovrani Umberto 1 e Margherita diSavoia: "(...) in vista della prossimavenuta in Cosenza delle LL. MM. Il Ree la Regina d'Italia, disponeasi dieseguirsi in via d'urgenza i lavori didecorazione interna detta nuova sala delConsiglio Provinciale (...)".
Il programma iconografico della Sala del Consiglio presenta paesaggi, figure antropomorfe e decorazioni floreali nel ciclo pittorico più basso e, in quello centrale, quattro medaglioni con immagini-busto di uomini cosentini illustri e quattro grandiritratti con le effigi di uomini di storia e cultura italiana, in parte legati alle sorti della Calabria. Trattasi di Antonio Serra, Gaetano Argento, Ruggero d'Altavilla e Federico II - in posa severa e meditativa, con i loro attributi regali - e, a seguire, Dante, Machiavelli, Bernardino Telesio e Gian Vincenzo Gravina. Sopra i riquadri sono raffigurati putti che simboleggiano le attività della Provincia cosentina e, sul soffitto, una decorazione pittorica che ne celebra il trionfo, affiancata dalle personificazioni della Pace e di Marte (momenti contrapposti e coesistenti in qualsiasi governo), dai simboli della Casa Savoia e da varie allegorie. L'analisi dei personaggi effigiati, relativi al patrimonio intellettuale cosentino e al passato storico e letterario dell'Italia, giustifica la scelta dell'ipotetico committente di celebrare le glorie locali in concomitanza con la celebrazione della Nazione unita. I personaggi effigiati non hanno apparentemente nulla in comune eppure esiste un filo conduttore: gli interessi verso la giurisprudenza, l'economia, la politica, la letteratura e la filosofia ovvero quelle facoltà che animano l'intelletto indirizzandolo verso la corretta conoscenza e gestione della realtà. Il Palazzo del Governo, infatti, potrebbe ben chiamarsi pantheon cosentino dal momento che nella sala più importante dell'edificio si riuniscono i ritratti di quei personaggi che "(...) con la spada, la penna, il pennello e la religione diedero lustro e decoro alla città di Cosenza".
Un simile programma iconografico, seppure affidato ad Enrico e Federico Andreotti, fiorentini, richiese molte altre mani, la cui identificazione è spesso ardua a causa della priorità che i due artisti ebbero nella decorazione della sala e per l'anonimato nel quale restano le maestranze di gran parte del cantiere. Questi giovani talenti locali, nei nomi di Eugenio Tano, Michele Trotta, Angelo Mazzia e altri, iscritti alle massime scuole di Belle Arti del 1800 ed incaricati dalla Provincia stessa, furono coordinati dalla cultura
artistica di Federico Andreotti. Essi, in una perfetta sintesi di esperienze toscane e napoletane, realizzarono con sapiente artifizio l'invenzione dettata dal committente e connessa alla funzione che la Sala del Consiglio rivestiva.