Sorto in una delle più suggestive piazze del centro storico di Cosenza, il Palazzo della Provincia rappresenta uno dei più significativi e prestigiosi esempi di architettura meridionale del XIX secolo. Dietro la sua monumentale e austera facciata di stile neoclassico si cela una storia secolare che ha visto l'edificio al centro di complesse vicende costruttive che ne hanno fatto mutare col tempo morfologia e funzioni.
Il nucleo originario del palazzo, risalente alla fine del '500, era una semplice 'casa palaziata' prospettante sulla scoscesa via che collegava il 'piano del paradiso' (oggi piazza XV marzo) al corso del fiume Grati. Fu l'arcivescovo di Cosenza monsignor Andrea Brancaccio a voler trasformare, nei primi decenni del '700, il modesto edificio in un vasto complesso monastico femminile finanziando anche l'edificazione di una sontuosa chiesa dedicata a S. Maria di Costantinopoli ove custodire e venerare un'immagine della Madonna che aveva operato eventi miracolosi e che era divenuta meta devozionale per il popolo cosentino. In breve tempo, grazie al continuo e sollecito interesse dell'arcivescovo, il monastero divenne uno dei maggiori centri religiosi della città grazie anche alle rendite derivanti dalla gestione di un cospicuo patrimonio fondiario. Con la soppressione degli ordini religiosi durante l'epoca napoleonica, il convento vennetemporaneamente adibito ad alloggio di truppe per essere poi successivamente destinato ad ospitare la sede dell'Intendenza di Calabria Cifra, gli uffici dell'Archivio Provinciale e l'alloggio dello stesso intendente. Fu per soddisfare queste nuove, sopraggiunte esigenze che l'antico monastero venne trasformato in una efficiente fabbrica 'al servizio dello stato'. Artefice di questo cambiamento fu il regio ingegnere del Corpo di Ponti e Strade di Napoli Alessandro Villacci, il quale progettò tra il 1818-1820 una serie di interventi edilizi che miravano all'adeguamento della struttura originaria e all'edificazione di nuovi corpi di fabbrica da integrare a quelli preesistenti. Un colto e aggiornato linguaggio architettonico che citava la tradizione classica, due spaziosi cortili a quote differenti, un monumentale 'scalone d'onore' di accesso al piano nobile, una vasta 'Galleria per le feste pubbliche': erano questi i principali elementi dell'ambizioso programma di ristrutturazione edilizia durante il XIX secolo. Seguendo una stringente logica funzionale, che tentava di conciliare le esigenze celebrative della città con l'utilizzazione più adeguata dell'edificio, anche la zona in cui sorgeva il palazzo venne riconfigurata urbanisticamente attraverso la creazione di una 'gran piazza con strada pel passaggio... ampliata con colonne, inferrata e piante d'acacia...'. In questo rinnovato clima di magnificenza civile il palazzo divenne la sede della Provincia di Cosenza, istituita con un decreto del 2 gennaio 1861. Come prima iniziativa di promozione a favore della collettività il Consiglio Provinciale decise di trasformare, attraverso ingenti opere di bonifica e piantumazione, il terreno attiguo all'edificio in un suggestivo e romantico parco urbano ('Villa Comunale'), ancora oggi l'unico polmone verde di tutta la città.
A partire dal 1865 si diede invece avvio all'edificazione di una nuova sala di rappresentanza, da adibire alle riunioni del Consiglio, che venne completata con la realizzazione di uno straordinario ciclo decorativo nell'estate 1879. Qusta volta fu il fiornetino Enrico Andreotti, ingegnere ma anche pittore e decoratore d'interni, ad incaricarsi di trasporre le istanze e le aspirazioni del ceto dirigente e del mondo politico calabrese in una dimensione nazionale . alla ricerca di un nuovo decoro architettonico e decorativo che rivisitava i temi cinquecenteschi accostandoli alla ricerca neo-classica e alle tematiche ottocentesche di tipo romantico e naturalistico.
Per la sua composizione unitaria, le caratteristuiche figurative, la perfetta sintesi tra le arti, la qualità di realizzazione (raggiunta anche grazie alla partecipazione di giovani artisti calabresi), la Sala rappresenta un unicum del panorama architettonico e artistico meridionale. Dopo un periodo di decadenza, il restauro condotto di recente ha restituito al palazzo l'antico splendore e lo ha confermato nel suo ruolo di protagonista indiscusso della scena urbana cosentina.