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Piazza XV Marzo, 5
87100 COSENZA
Orari di apertura al pubblico
martedì - mercoledì - venerdì: h. 9:00-12:00
lunedì e giovedì: h. 9:00 -12:00 : h.15:00-17:00
Assideramento
E’ la prolungata esposizione al freddo. Sintomi: intorpidimento, sonnolenza, barcollamento, diminuzione della vista, perdita di coscienza. Portate il paziente in un luogo caldo. Avvolgetelo in coperte o mettetelo in una vasca da bagno contenente acqua non molto calda. Quando si sarà riscaldato, asciugatelo accuratamente e copritelo con coperte di lana. Dategli bevande calde, non alcoliche, se non ha perduto la conoscenza. Badate che non si arresti il respiro e, se è necessario, eseguite la respirazione bocca a bocca (vedi respirazione bocca a bocca).
Avvelenamento accidentale
Non fate nulla senza aver ascoltato i consigli del vostro medico o del Centro antiveleni. Dite di che veleno sospettate che si tratti, quanto ne ha ingerito, l'età della persona e quanto tempo pensate sia trascorso. Seguite le istruzioni che vi verranno date.
Se non avete modo di parlare con un medico, dovrete decidere da soli se provocare o no il vomito;
•Provate il vomito se la persona è cosciente ed ha ingerito: Alcool, Acqua ossigenata, cibo avariato, funghi avvelenati, detersivi, deodoranti, lacche, medicine, naftalina, profumi o veleno per topi.
•NON provocate il vomito se la persona è incosciente o se ha ingerito: Ammoniaca, acidi, candeggina, benzina, nafta, prodotti per pulire, soda o solventi.
In ogni caso mantenete calma la persona, fatela sdraiare su un fianco, ricopritela con una coperta e ricordatevi di portare con voi e di mostrare al medico il contenitore del prodotto.
Se il veleno è stato inalato come può succedere con l'ossido di carbonio ricordatevi: L’ossido di carbonio è un gas incolore e inodore che uccide senza che la vittima se ne accorga. Può essere infiammabile ed esplosivo.
Un motore d’auto, lasciato acceso anche per poco tempo in una rimessa chiusa, può produrre una dose mortale di gas. L’odore dei gas di scarico non è dato dall’ossido di carbonio ma deriva dalla combustione di altre sostanze presenti nella benzina. L’ossido di carbonio è prodotto anche dalla combustione del legno e del carbone, dai fornelli o dalle graticole a carbone di legna, dai bruciatori di nafta difettosi, ecc. Il pericolo è particolarmente grave nei locali scarsamente ventilati.
I sintomi dell’avvelenamento da ossido di carbonio sono: mal di testa vertigini, debolezza, difficoltà respiratoria, talora vomito, quindi collasso e perdita di coscienza. La pelle, le unghie delle mani, le labbra possono assumere un colore rosso vivo.
Primo soccorso: non respirate voi stessi l’aria dell’ambiente in cui è avvenuto l’incidente! Se l’infortunato si trova in un luogo di difficile accesso ricordate che il soccorritore deve indossare la maschera antigas e deve essere assicurato ad una fune di sicurezza.
Portate subito il paziente all’aria aperta o aprite tutte le finestre e le porte. Iniziate subito la respirazione artificiale se il soggetto non respira o respira in modo irregolare. Verificate la necessità del massaggio cardiaco.
Tenete il paziente sdraiato e tranquillo per ridurre al minimo il suo consumo di ossigeno. Copritelo per tenerlo caldo. Chiamate un medico. Se la situazione appare grave, chiamate un’ambulanza o i vigili del fuoco o la polizia. Non trascurate di specificare la natura dell’incidente.
Brividi
I brividi precedono di solito la febbre e sono perciò un precoce segno di malattia. L’influenza, la polmonite, l’infezione urinaria, la malaria sono malattie in cui spesso la febbre è preceduta da brividi. Mettete a letto il paziente coprendolo con coperte, dategli una borsa d’acqua calda e tenetelo tranquillo. Potete dargli bevande calde, purché non alcoliche.
Colpo di calore (o di sole)
Il soggetto colpito è debole irritabile, stordito, nauseato. Cessa di sudare e la pelle gli diventa calda e secca. La temperatura corporea sale rapidamente e può arrivare a 40 °C o più. Il paziente può perdere la conoscenza.
Mettetelo subito in luogo fresco. Sdraiatelo all’ombra, con la testa e le spalle leggermente sollevate, slacciategli i vestiti e fategli vento, versategli addosso secchi di acqua fresca, oppure avvolgetegli testa e corpo in asciugamani e lenzuola imbevuti di acqua fredda (o meglio di ghiaccio). Massaggiategli le gambe dirigendovi dai piedi in alto, verso il cuore. Dategli bevande fredde ma non stimolanti. Chiamate il medico.
I colpi di sole leggeri (mal di testa, spossatezza, vertigini, pelle fredda e sudata, talora svenimento) possono essere curati tenendo il paziente all’ombra (o in ambiente con aria condizionata) e applicandogli sulla testa asciugamani imbevuti di acqua fredda (o meglio di ghiaccio). Gli si possono far bere tre o quattro bicchieri di acqua fredda contenenti ciascuno mezzo cucchiaino di sale, uno ogni quarto d’ora.
Coma diabetico e reazione da eccesso di insulina
Se qualcuno, senza ragioni apparenti, diviene confuso, incoerente o sviene può trattarsi di un diabetico in cui si manifesta un coma diabetico o una reazione da eccesso d’insulina (coma ipoglicemico). Questi vanno trattati in modo diverso.
La reazione da eccesso d’insulina è conseguenza dell’abbassamento eccessivo del livello dello zucchero nel sangue di un diabetico, causato dalla iniezione di una dose eccessiva di insulina. I sintomi compaiono rapidamente. Il malato è nervoso e suda, il suo alito ha odore normale, la lingua è umida, il polso frequente, il respiro superficiale. Può darsi che veda confuso e barcolli. Se è cosciente e può inghiottire, dategli zucchero sotto qualunque forma: dolciumi, zollette di zucchero, succhi di frutta o bevande dolci. Se non può inghiottire o se non si riprende subito, chiamate un medico o una ambulanza.
I sintomi del coma diabetico insorgono gradualmente. La pelle del diabetico diventa secca e arrossata, la lingua è secca, il suo comportamento è assonnato, il respiro pesante, l’alito assume un odore caratteristico di frutto (simile a quello dell’acetone), o del preparato per togliere lo smalto dalle unghie.
Il coma diabetico richiede il pronto intervento del medico e l’immediato ricovero in ospedale se si vuole salvare la vita del paziente.
Congelamento
Subito prima del congelamento, la pelle può apparire arrossata, ma con il procedere del congelamento la pelle diventa bianca o grigio-giallastra. Può esservi o no dolore.
Coprite la regione congelata con le mani calde, con indumenti o coperte. Non strofinate gli arti gelati e non applicatevi neve. Portate la persona colpita in luogo chiuso al più presto possibile e immergete la parte congelata in acqua che deve essere piacevolmente calda quando la proverete, immergendovi il gomito.
Non usate acqua bollente o comunque troppo calda (non oltre i 38 °C). Non applicate borse d’acqua calda o termofori e non tenete il paziente vicino a una stufa. Il calore eccessivo danneggia più che mai i tessuti. Date bevande calde (non alcoliche). Quando il paziente si è riscaldato esortatelo a muovere le parti colpite. Se occorre, medicate con garze sterili.
Convulsioni
Durante le convulsioni le labbra del soggetto diventano blu, egli volge in alto gli occhi e getta indietro la testa, il corpo è scosso da contrazioni incontrollabili. Non cercate di frenare i movimenti convulsivi. Ponete il soggetto sul pavimento e tenetegli la testa girata da un lato per permettere alla saliva di uscire dalla bocca. Spostate i mobili affinché il paziente non si ferisca urtandovi contro. Mettetegli un fazzoletto arrotolato tra i denti per evitare che si morda la lingua. Se ha febbre, ponetegli sulla fronte un panno imbevuto di acqua fredda e praticate sul corpo spugnature con alcol o acqua fredda. Quando le convulsioni cessano, mettete il paziente nella posizione più comoda possibile e chiamate un medico.
In genere le convulsioni non durano più di pochi minuti. Possono essere casuali e inoffensive ma possono essere sintomo di una grave malattia o anche di fame.
Cuore - Infarto
I sintomi comuni dell’attacco di cuore sono: respiro molto affannoso e superficiale; dolore nella parte alta dell’addome; oppure dolore al petto che si estende talora alle braccia o al collo e alla testa; il colorito del viso è pallido, la sudorazione è abbondante e il polso è irregolare.
Chiamate l’ambulanza, esponete le condizioni del malato e seguite i consigli. Se il dolore dura già da oltre due minuti e le circostanze presenti fanno pensare ad un infarto, valutate la possibilità di provvedere voi stessi al trasporto del paziente in ospedale.
Aiutate il paziente a sistemarsi nella posizione che gli è più comoda (di solito si tratta di una posizione a metà tra quella seduta e quella distesa). Slacciate gli indumenti stretti (cintura, colletto, ecc.) e coprite il paziente per evitare che abbia freddo, ma non tanto da farlo sudare. Non tentate di far alzare il paziente o di spostarlo senza il controllo del medico. Non dategli alcuna bevanda senza il permesso del medico. Rimanete calmi e rassicurate il paziente. Esortatelo a respirare profondamente e lentamente e a espirare dalla bocca. Se il respiro cessa e se siete esperti, effettuate il massaggio cardiaco.
Tenete presente che la maggior parte dei dolori al torace non deriva dal cuore, ma da numerosi altri fattori più banali, come indigestione, strappi muscolari, infreddature, infezioni polmonari ecc. Pertanto potrete e dovrete tranquillizzare la persona colpita mentre siete in attesa del soccorso medico.
Denti - Mal di denti
Un analgesico può darvi momentaneo sollievo. Potete anche provare a tenere in bocca un pò di acqua a temperatura ambiente. Per il dolore causato da una carie facilmente individuabile, pulite la carie del dente con un batuffolo di cotone montato su uno stecchino, poi tappatela con un poco di cotone sterile imbevuto d’olio di garofano. Fate attenzione a non toccare le gengive o la lingua perché vi darebbe un forte bruciore.
Se il dolore non proviene da una carie, ma dalla gengiva o dalla mandibola, ponete sul lato dolente della faccia una borsa di acqua calda o un impacco freddo. Andate dal dentista al più presto possibile.
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Diarrea
La diarrea comune (scariche intestinali troppo frequenti o liquide ed esagerate) causata da eccessi alimentari, da cambiamento di vitto o di acqua, dall’affaticamento o dalla tensione nervosa, generalmente guarisce in un tempo compreso tra le 12 e le 48 ore. I dolori addominali sono una tipica caratteristica di queste situazioni. La guarigione si ottiene più facilmente astenendosi dal mangiare per le prime 18-24 ore. Poiché il corpo è disidratato, è assai importante sostituire i liquidi perduti.Date quindi al paziente tè leggero, brodo salato o acqua minerale ogni ora o dopo ogni scarica. I liquidi devono essere tiepidi (né molto caldi, né molto freddi).
La permanenza a letto può affrettare la guarigione. Quando le scariche sono cessate da circa 18 ore, cominciate ad alimentare il paziente con una dieta leggera: pane tostato, riso in bianco molto cotto, verdure passate, alimenti per bambini, oltre ai liquidi già descritti. Evitate i cibi piccanti e non usate lassativi. Se la diarrea persiste, consultate un medico. La diarrea può essere pericolosa nei bambini e richiede il tempestivo intervento del medico.
Dolori addominali
Non date lassativi al paziente. Misurategli la temperatura. Fatelo sdraiare con i muscoli addominali rilasciati e palpategli l’addome. Se ha febbre, anche se leggera, e l’addome è duro o teso ed è sensibile o dolente alla pressione, specialmente in basso a destra, chiamate subito un medico. Potrebbe trattarsi d’appendicite. Altri sintomi di appendicite sono: nausea, vomito, dolore persistente. Quando è presente dolore al lato destro dell’addome, verso il basso, sospettate l’appendicite finche non è provato che si tratti d’altro. Non permettete al paziente di mangiare nulla: i cibi, come i lassativi, aumentano sempre il pericolo di una perforazione dell’appendice. Non permettete che beva nulla. Applicate una borsa di ghiaccio sull’addome. Tenete il paziente sdraiato e attendete il medico. Se non c’è febbre e l’addome è molle, il disturbo non è probabilmente appendicite. Tenete il paziente tranquillo a letto. Dategli soltanto cibi leggeri, evitando latte, succhi di frutta, alimenti fermentativi. Se il dolore persiste chiamate il medico.
Ecchimosi palpebrali (occhio nero)
Tenete sull’ecchimosi una borsa di ghiaccio o un impacco freddo (un asciugamano imbevuto di acqua gelata e strizzato). Ciò dovrebbe ridurre sia il gonfiore, sia il dolore. Se, nonostante questo trattamento, il dolore persiste chiamate un medico.
Emorragie
In un organismo umano adulto la quantità totale di sangue circolante è pari a circa l'8% del peso corporeo, per un totale di circa 5 - 6 litri. La brusca e rapida riduzione del volume ematico è responsabile dei segni caratteristici dell'emorragia.
Se la perdita di sangue è consistente si ha la comparsa di shock ipovolemico o emorragico; tale condizione, che può insorgere già per perdite di 3/4 di litro e diventare letale per emorragie di 1,5 - 2 litri, è caratterizzata da tachicardia (cioè da un aumento della frequenza cardiaca) o da bradicardia (quando la situazione è molto compromessa); si accompagna inoltre a pallore, sudorazione, ipotermia, ipotensione, respiro rapido e frequente, sete, dispnea e sincope. Se il paziente non viene immediatamente soccorso la pressione subisce un ulteriore abbassamento, la cute assume un colorito bluastro (cianosi) e sopraggiunge la morte.
In attesa dei servizi di emergenza è quindi fondamentale mettere in pratica le norme di primo soccorso, che si differenzieranno in base al tipo e all'entità dell'emorragia.
EMORRAGIA ESTERNA: liberare la parte lesa dagli indumenti; con una garza sterile od un tessuto pulito comprimere il punto sanguinante a monte (cioè in una zona scelta lungo il percorso dell'arteria tra il cuore e la ferita) se si tratta di un vaso arterioso, a valle (cioè dopo la lesione verso le estremità corporee) se si tratta di un'emorragia venosa.
Quando la perdita ematica è abbondante occorre fasciare la ferita con una certa pressione (maggiore in presenza di emorragia arteriosa, minore quando è di origine venosa); i lacci emostatici andranno applicati solo in caso di amputazioni e per brevi periodi.
Se l'emorragia è da ferita ed interessa un arto, quando non c'è il sospetto di frattura, sollevarlo più in alto rispetto al corpo. Se l'emorragia è venosa e la compressione della ferita è impossibilitata dalla presenza di corpi estranei (come schegge di vetro o di legno) questo semplice accorgimento permette di ridurre il sanguinamento in maniera importante.
Se l'emorragia interessa il capo, il paziente andrà mantenuto in posizione distesa.
Una volta applicata, evitare di rimuovere la fasciatura compressiva, anche se zuppa di sangue, nelle due ore seguenti (al fine di permettere la naturale chiusura dei vasi ed evitare che il venir meno della pressione esercitata dalla benda faciliti la fuoriuscita di sangue dalla lesione).
Compressione diretta e sollevamento dell'arto sono controindicati in caso di sospetta frattura o lussazione, nella probabile lesione del midollo spinale ed in presenza di corpi estranei (che non devono mai essere rimossi per evitare che questi causino ulteriori danni alle strutture adiacenti). In simili situazioni è possibile tentare la compressione a distanza sui punti in cui l'arteria principale che porta il sangue nel distretto lesionato decorre in superficie e direttamente sopra un osso (sito in cui si percepisce il polso arterioso). In questo modo l'arteria viene schiacciata contro le formazioni dure sottostanti ed il flusso ematico arterioso diminuisce.
Il laccio emostatico può essere utilizzato solamente quando tutte le metodiche precedenti non hanno arrestato l'emorragia, nelle amputazioni, nei traumi da schiacciamento prolungato degli arti (oltre le 7-8 ore) e nelle maxiemergenze. Di materiale morbido e a banda larga (5-7 cm), il laccio emostatico va posizionato alla radice dell'arto ed allentato ogni 20-30 minuti; questo perché se viene mantenuto troppo stretto e/o troppo a lungo, può provocare danni anche irreparabili alle strutture nervose e vascolari. Per lo stesso motivo occorre annotare l'orario di applicazione ed eseguire un segno (una L) sulla fronte del paziente in modo da segnalarne la presenza anche quando viene coperto durante il trasporto in ospedale. Le emorragie venose, anche se di notevole entità, non giustificano mai l'uso del laccio emostatico.
Attenzione ai segni di collasso che spesso subentrano in caso di emorragie importanti (pallore, vertigine, sudorazione fredda). In questo caso il soggetto va messo in posizione antishock (supino, con la testa in basso e gli arti sollevati) e coperto con un panno leggero.
EMORRAGIA INTERNA: se si sospetta una emorragia interna, mantenere il paziente a riposo in posizione distesa; allertare immediatamente il soccorso medico e non somministrare nulla per bocca. In presenza di otorragia conseguente a trauma cranico (perdite ematiche dal condotto uditivo) l'emorragia non dev'essere ostacolata ed il soggetto va messo in posizione di sicurezza sul lato dell'emorragia. Analogo discorso in caso di epistassi conseguente a trauma cranico. Se invece l'emorragia dei vasi sanguigni presenti nelle cavità nasali non segue a trauma cranico occorre mettere la vittima in posizione seduta con il capo leggermente chinato in avanti, slacciare gli abiti intorno al collo e comprimere la narice sanguinante con un dito per qualche minuto; utile, se possibile, il raffreddamento con ghiaccio o acqua fredda alla radice del naso; è inoltre importante, ad emorragia cessata, evitare di soffiare o strofinare il naso.
Febbre
La temperatura corporea (ascellare) può variare nelle persone sane tra i 36,2 e i 37 gradi centigradi, giungendo fino a 37,2 nelle giornate più calde o in seguito ad esercizi fisici.
I bambini possono arrivare a temperature di 39,5 o 40 all’inizio d’infezioni anche lievi, come per esempio mal di gola o influenza. E tuttavia possano anche essere gravemente ammalati con una temperatura di 37,8. Le temperature anormali sono soltanto un sintomo e devono essere valutate in rapporto ad altri sintomi. I pazienti con una temperatura non elevata (sotto i 37,8) e che non presentano altri sintomi, devono essere tenuti tranquilli a riposo, non troppo coperti, dando loro bevande e cibi secondo il loro appetito, ma giudiziosamente. I pazienti febbricitanti (39° o più) possono essere sottoposti al refrigerio di spugnature fredde o essere tenuti in locali freschi con aria condizionata. Somministrate una compressa o una supposta di paracetamolo (tipo Tachipirina). La febbre alta, la febbre persistente o la febbre accompagnata da altri sintomi come nausea, mal di gola, dolore, gonfiore o eruzioni cutanee devono essere segnalate al medico.
Non misurate la temperatura prima che siano trascorsi 30 minuti dall’ingestione di cibi o bevande. I pediatri raccomandano l’uso di un termometro rettale per i bambini piccoli. Ungete la punta del termometro con vaselina o sapone. Sdraiate il bimbo a faccia in giù sulle vostre ginocchia. Introducete il termometro nel retto fino a circa meta della sua lunghezza e tenetevelo da 3 a 4 minuti.
Ferite da punta
Spremete delicatamente la ferita per facilitarne il sanguinamento. Le ferite provocate da chiodi, fili metallici, punteruoli o altri oggetti appuntiti, tendono a imprigionare all’interno i germi.
Lavatevi le mani, poi pulite bene la zona interessata e poi la ferita stessa e applicatevi un disinfettante come se fosse un taglio. Coprite la ferita leggermente, con una medicazione sterile. Applicate una borsa di ghiaccio per ridurre il gonfiore, diminuire il dolore e ostacolare l’assorbimento di sostanze tossiche.
Conducete il ferito dal medico. Questi pulirà meglio la ferita, la allargherà se lo riterrà necessario e vi informerà sull'antitetanica se il ferito non è vaccinato contro il tetano.
Folgorazione
Ricordate che ogni secondo di contatto con la sorgente di elettricità riduce le possibilità di sopravvivenza del folgorato. Togliete il contatto nel modo più rapido e più sicuro possibile, interrompendo al più presto il circuito elettrico.
In casa staccate la spina o togliete la corrente chiudendo l’interruttore generale. Fuori di casa servitevi di un bastone o di un ramo asciutti o di una corda o di un indumento asciutti, per spingere o tirare via il filo elettrico dall’infortunato o questo dal filo. Assicuratevi di essere su una superficie asciutta, e toccate soltanto oggetti asciutti e non conduttori di elettricità. Non toccate la vittima, finché non sia interrotto il contatto con la corrente. Quindi esaminatela, se è cosciente alzategli le gambe di 30 centimetri per prevenire lo shock, se non è cosciente disponete la vittima sdraiata su un lato e copritela con una coperta. Mandate qualcuno a cercare un medico e a chiamare l’ambulanza.
Se la vittima non respira e il polso non batte, e se siete esperti, potete tentare di rianimarlo con una respirazione artificiale e con il massaggio cardiaco (Se non avete sicura pratica è inutile farlo, infatti nei casi di folgorazione i muscoli masticatori sono fortemente contratti e la bocca tenacemente chiusa, per cui l'apertura di essa non è agevole, in questi casi usate un apribocca badando a non provocare danni alle labbra e ai denti). Ricordatevi anche di cercare sia l’ustione di entrata, sia quella di uscita e che vanno considerate come ustioni gravi.
Fratture
Mentre attendete il medico, tenete caldo l’infortunato e, se è necessario, combattete lo shock. Applicate una borsa di ghiaccio sulla zona dolente. Se la estremità dell’osso fratturato sporge dalla pelle e l'emorragia è grave, fermatela ma non cercate di riportare l’osso al suo posto. Non tentate di pulire la ferita. Aspettate il medico. Se non trovate un medico e l’infortunato deve essere trasportato per ricevere le cure del caso, la frattura deve essere immobilizzata con stecche per evitare danni maggiori. Come stecche, usate tutto ciò che può servire a tenere ferme le ossa fratturate: cartone, giornali o riviste per le braccia, manici di scopa o assi per le gambe. Adoperate stecche abbastanza lunghe da giungere oltre le articolazioni che sono al di sopra e al di sotto della frattura
Se l’arto deve essere raddrizzato prima di poter applicare le stecche, reggetelo con una mano dall’uno e dall’altro lato della frattura, mentre qualcuno lo metterà con delicatezza nella posizione più naturale possibile. Imbottite le stecche improvvisate con cotone idrofilo o stracci puliti e legatele al loro posto saldamente (ma non troppo strette), con bende, cinture, cravatte o strisce d’indumenti.
Le stecche servono esclusivamente per immobilizzare la frattura: lasciatene la riduzione al medico. Quando è possibile non immobilizzate la frattura e non muovete affatto il paziente. Se si tratta di una frattura della colonna cervicale o dorsale, del bacino o del cranio non tentate di muovere il paziente.
Se la vittima non riesce a muovere le dita delle mani con disinvoltura o se avverte un formicolio o un intorpidimento alle spalle, può esservi frattura della colonna cervicale.
Se l’infortunato può muovere le dita delle mani ma non i piedi o le dita dei piedi o se avverte un formicolio o intorpidimento alle gambe, o dolore se tenta di muovere la schiena o il collo, può esservi frattura della colonna dorsale.
Aprite i vestiti attorno al collo e alla vita dell’infortunato. Copritelo e chiamate un’ambulanza. Non muovetelo per esaminarlo. Non alzategli la testa per farlo bere. Non lasciatelo muovere. Il midollo spinale attraversa le vertebre cervicali, dorsali e lombari e ogni compressione o movimento può causare una paralisi irreparabile.
Non pensate che non vi siano fratture soltanto perché l’infortunato può muovere l’articolazione o l’arto leso. Per evitare complicazioni, chiamate subito il medico o l’ambulanza.
Gola - Corpi estranei
Dovete sospettare la presenza di un corpo estraneo quando la vittima presenta difficoltà a respirare e porta le mani alla gola. Questi incidenti si presentano soprattutto mentre si mangia o durante il consumo di un chewing gum. I bambini possono aspirare gli oggetti più diversi!
La cute del volto diventa di un rosso acceso ma con il passare del tempo, se la difficoltà a respirare persiste o si aggrava, il colorito può diventare bluastro. Agite prontamente.
Esortate la vittima a tossire per espellere il corpo estraneo. Non tentate di afferrarlo con le dita: ciò è meno efficace della tosse e può spingerlo ancora più giù.
Se la tosse non è sufficiente e il soggetto è un bimbo, tenetelo con la testa in giù sostenendo la faccia con la mano sinistra, appoggiandolo alle vostre gambe e dategli qualche energico colpo sulla schiena tra le scapole oppure voltate il bimbo, sempre con la testa in basso, e premete quattro volte con due dita in mezzo ai capezzoli,esercitando pressione.
Se il bimbo è troppo grande per tenerlo così oppure se l’infortunato è un adulto, colpite energicamente per 5 volte il dorso tra le scapole. Dovete quindi eseguire la manovra di Heimlich. Senza perdere tempo, ponetevi dietro al soggetto e cingetelo con le vostre braccia. Unite le mani, serrate a pugno, in corrispondenza della parte più alta dell'addome, cercando di non comprendere le costole. Esercitate con i vostri pugni una pressione brusca e molto intensa: non dovete pensare al dolore che potrete provocare ma a far respirare il malcapitato! Ripetete la manovra in rapida successione per 5 volte. Se il corpo estraneo non si sposta, chiamate un medico o l'ambulanza e continuate con i colpi sul dorso e con la manovra di Hiemlich.
Continuate anche in caso di perdita di conoscenza. In questo caso potete sdraiare a terra l'infortunato ed esercitare ripetute pressioni sulla parte alta dell'addome. In caso estremo dovete eseguire la respirazione bocca a bocca. Nei rari casi in cui si riesce a spingere un corpo estraneo più in basso, è possibile che almeno uno dei due polmoni sia libero e riprenda a respirare. Chiamate sempre il medico se il corpo estraneo non è stato espulso dalla gola, anche se cessa di dare disturbo. Se il corpo estraneo giunge ai polmoni può provocare disturbi di vario genere, acuti e cronici e, soprattutto, complicazioni infettive.
Se siete voi a soffocare avvertite chi vi sta vicino indicando la vostra gola, datevi quattro rapidi colpi sotto le costole, esercitando pressione verso l'alto sull'addome. Piegatevi sullo schienale di una sedia, appoggiandovi l'addome ed esercitando quattro colpi di pressione. Se continua il soffocamento non fermatevi.
Tenete presente che i piccoli oggetti rotondi (perline, bottoni, monete, palline) inghiottiti dai bambini passano di solito senza danni attraverso l’intestino e vengono quindi spontaneamente eliminati. Non somministrate purganti né alimenti che facciano volume: attenetevi alla dieta normale. Se l’oggetto provoca dolore, consultate il medico. Per qualche giorno setacciate le feci per accertare che l’oggetto vengano espulso. Gli oggetti taglienti o appuntiti (forcine, spilli di sicurezza aperti, frammenti di ossa) sono pericolosi. Non perdete la testa, ma consultate immediatamente un medico. Potrà darsi che siano necessari strumenti speciali per scoprire e asportare l’oggetto.
Morsi - Cani, gatti, rettili, ecc.
CANI, GATTI, RETTILI
Lavate subito la ferita sotto l’acqua corrente di un rubinetto, per asportare la saliva dell’animale. Quindi lavate la ferita per cinque minuti con una compressa di garza e con acqua e sapone abbondanti. Risciacquate accuratamente con acqua corrente e ricoprite la ferita con garza sterile.
Consultate subito un medico. Egli curerà meglio la ferita e stabilirà quali precauzioni sarà opportuno prendere per impedire che insorgano la rabbia, il tetano o altre malattie infettive.
Procuratevi l'indirizzo del proprietario, per un successivo controllo della rabbia, se il morso è dovuto a un cane o a un gatto sconosciuti, cercate di catturare l’animale e consegnatelo alla polizia o all’ufficio d’igiene perché venga tenuto in osservazione. Se l’animale riesce a sfuggire o se risulta idrofobo, la vittima deve essere sottoposta a iniezioni antirabbiche.
RETTILI
Nelle nostre regioni, i serpenti velenosi sono soltanto i Viperidi. Il morso è un evento relativamente raro. Il rischio può essere evitato ricordandosi di non camminare in silenzio e senza far rumore. Non infilate le mani tra i sassi, specialmente quelli al sole, e non sedetevi senza prima dare qualche colpo di bastone. Non usate scarpe basse. Sorvegliate il comportamento dei bambini che sono con voi.
In caso di morso di serpente, rassicurate e fate sdraiare la vittima: ciò rallenta la circolazione del sangue e il diffondersi del veleno.
A questo punto mantenete la calma e pensate: è velenoso questo morso? Se lo è, compariranno rapidamente i sintomi dell’avvelenamento: vivo dolore con infiammazione della parte colpita, emorragia a chiazze, sete intensa con secchezza della bocca, seguiti poi da ittero, crampi, agitazione, delirio.
Se viene effettuato un bendaggio compressivo di tutto l’arto leso, con sua completa immobilizzazione, possono passare anche 6 ore prima che si manifestino i primi disturbi. In caso contrario di solito passa circa un’ora. Sappiate che in almeno il 30% dei casi la vipera morde senza iniettare il veleno.
Generalmente il morso interessa un arto. Occorre un rotolo di benda piuttosto spessa e larga (5-10 cm.), meglio se elastica. Si parte a fasciare l’arto iniziando dall’estremità e continuando fino alla radice dell’arto, distendere l'infortunati in posizione supina con la parte morsicata più bassa del cuore.
Non è necessario stringere molto la benda in quanto l’effetto che si vuole ottenere è quello di fermare la circolazione linfatica. Si può stringere come se si dovesse immobilizzare una caviglia dopo una distorsione. A questo punto è altrettanto importante steccare l’arto per immobilizzarlo. Se vi è possibile tenete sopra la parte ferita un pò ghiaccio triturato avvolto in un panno.
Evitate l’uso del laccio emostatico o l’incisione e la suzione della ferita, che hanno sempre dimostrato scarsissima efficacia e sono invece fonte di danni a volte seri.
Chiedete il soccorso il più presto possibile. Se avete ucciso il serpente, portatelo con voi, affinché possa essere identificato.
Naso - Corpi estranei, emorragia
CORPI ESTRANEI
Se il corpo estraneo non esce facilmente, rivolgetevi al medico. Non soffiate il naso con forza. Non provate ad estrarre da voi il corpo estraneo: potrebbe accadervi di spingerlo più profondamente o di danneggiare la mucosa del naso.
EMORRAGIE
Tenete il paziente seduto e tranquillo. Schiacciate tra indice e pollice le ali del naso per 10 minuti. Questo può facilitare la formazione di un coagulo sui vasi sanguigni lacerati.
Se l’emorragia non si ferma, infilate un tampone di carta ripiegata (dello spessore di 6 mm.) sotto il labbro superiore e poi premete energicamente il labbro sul tampone. Ciò può provocare la chiusura dei vasi sanguinanti.
Se anche questo non raggiunge lo scopo, tamponate la narice sanguinante con una striscia di garza sterile, lasciandone all’esterno l’estremità per poterla togliere agevolmente. Tenete il paziente sdraiato, con la testa sollevata e applicategli sulla faccia un panno bagnato d’acqua fredda. Continuate a stringere le ali del naso.
Le leggere emorragie del naso spesso insorgono spontaneamente, o sono causate da irritazione, raffreddore, allergie o ipertensione arteriosa, in modo particolare nei bambini. Fate controllare la pressione sanguigna nell’adulto.
Occhi - Corpi estranei
Non strofinate l’occhio. Lasciate qualche minuto il paziente con gli occhi chiusi per permettere alle lacrime di espellere spontaneamente il corpo estraneo.
Lavatevi con cura le mani. Usando un contagocce a pompetta lavate l’occhio con acqua o con soluzione salina sterile, facendo aprire e chiudere le palpebre. Se non avrete ottenuto alcun risultato esaminate l’occhio tirando in basso la palpebra inferiore e rovesciando in alto la superiore. Se il corpo estraneo è su una palpebra, provate a rimuoverlo usando delicatamente un angolo inumidito di una garza sterile o di un fazzoletto pulito. Se è rimasto sull’occhio non tentate di toglierlo. Fissate sull’occhio una medicazione sterile e consultate un medico.
Orecchi
La cura adatta richiede la diagnosi del dolore: consultate un medico. Per un momentaneo sollievo, sdraiatevi e tenete alta la testa con qualche cuscino. Ponete una borsa d’acqua calda o un termoforo sul lato dolente della testa, orecchio compreso. Non soffiate tenendo chiusa una narice. Non mettete nell’orecchio gocce, unguenti o olio caldo se non lo ha prescritto il medico. Le gocce per il naso (acquose, non oleose) possono ridurre l’eventuale gonfiore della mucosa nasale e dare sollievo alla mucosa dell’orecchio. Un certo sollievo può anche essere ottenuto masticando gomma.
Perdita di coscienza
Se vi imbattete in una persona che è in stato d’incoscienza e non sapete perché, innanzi tutto mantenete la calma e mandate qualcuno a chiamare un’ambulanza.
Adagiate il paziente sul dorso e controllate la presenza del respiro e del battito cardiaco: una leggera pressione delle dita sul collo dell’infortunato permette di rilevare la presenza del polso carotideo, ossia l’impulso trasmesso dal battito del cuore.
Eseguite la respirazione artificiale soltanto se la persona non respira o respira con grande fatica. Eseguite anche il massaggio cardiaco nel caso di assenza del battito del cuore.
Esaminate i suoi effetti personali (tasche, portafoglio) preferibilmente in presenza di testimoni, per cercare un eventuale documento dichiarante che la persona è affetta da diabete o da qualche altra specifica malattia.
Se il viso del soggetto è arrossato e il polso è forte, sollevategli leggermente la testa, slacciategli i vestiti, copritelo leggermente e non dategli nulla per bocca.
Se il viso è pallido e il polso è debole, abbassategli leggermente la testa, alzate le gambe, non dategli stimolanti. Se vomita, girate la testa del paziente da un lato per evitare che soffochi.
Non muovete il paziente se non è assolutamente necessario per evitargli ulteriori danni. Non toccate e non spostate gli effetti personali di un estraneo o qualunque cosa che possa essere prova di un delitto o di un tentativo di suicidio, tranne nel caso in cui ciò sia chiaramente indispensabile per salvare la vita della persona.
Posizione di sicurezza
Se dovete assistere un individuo incosciente o parzialmente cosciente fategli assumere la posizione laterale di sicurezza. Assicuratevi, però, che il respiro e il battito del cuore siano presenti e regolari e che non ci sia il sospetto di fratture.
La posizione su un fianco, con la testa in estensione, permette al paziente di respirare senza correre il pericolo di una ostruzione dovuta al rilasciamento della lingua o al vomito. Deve essere raggiunta senza provocare torsioni del capo sull’asse longitudinale della colonna.
Inginocchiatevi a fianco dell’infortunato e slacciategli gli indumenti. Liberategli la bocca da qualsiasi cosa vi sia contenuta: protesi dentaria, materiali organici, ecc.
Estendete la testa. Mettete l’arto superiore del vostro stesso lato lungo il corpo. Piegate il gomito dell’arto superiore opposto in modo tale che avambraccio e mano risultino appoggiati sul torace del paziente. Piegate il ginocchio dell’arto inferiore del vostro stesso lato. Afferrate contemporaneamente la spalla e il bacino dal lato opposto al vostro e ruotate l’infortunato in avanti.
Se potete essere aiutati da un altro soccorritore, fategli tenere la testa durante la rotazione per evitare movimenti inopportuni sul collo.
Quindi, il braccio a contatto con il terreno può restare allungato sotto il corpo; il braccio piegato al gomito presenta la mano a contatto con il terreno e sotto la testa. Mettete sotto la testa dell’infortunato un indumento, stoffa, carta, plastica o qualsiasi materiale flessibile a disposizione in modo tale da poter allontanare facilmente il materiale organico eventualmente defluito dalla bocca.
Punture - ape, vespa, calabrone, formiche, zanzare
APE, VESPA, CALABRONE
Disinfettate la cute e, se è possibile, togliete il pungiglione sollevandolo o rimovendolo con un ago sterile, senza spremere per non iniettare più veleno. Fate scorrere acqua fredda sopra e attorno alla puntura per alleviare il dolore e ostacolare i fenomeni infiammatori, oppure applicate del ghiaccio. Una pomata antistaminica può calmare il prurito.
Le vittime di molteplici punture (causate da sciami d’insetti) devono immergere le zone colpite in un bagno fresco in cui sia stato disciolto del bicarbonato di sodio (un cucchiaio da minestra per ogni litro d’acqua).
Alcune persone allergiche reagiscono in modo violento alle punture d’insetto: in questi casi può presentarsi la necessità di un intervento urgente del medico.
FORMICHE, ZANZARE
Lavate le parti colpite con acqua e sapone e applicatevi una pasta che otterrete mescolando bicarbonato di sodio con un poco di acqua oppure usate una pomata antistaminica. Coprite la puntura con un panno imbevuto di acqua gelata se c’è gonfiore.
Punture - Pesci velenosi, ricci di mare. Contatto con meduse
La puntura più frequente, nei litorali a fondo sabbioso, è quella del pesce ragno che dà un dolore locale talora violentissimo. Se possibile, si deve far uscire al più presto il veleno iniettato, spremendo la zona della puntura. Poi disinfettare e applicare sulla parte dolente una pomata antistaminica.
Per le punture con aculei di ricci di mare, bisogna anzitutto cercare di estrarre l’aculeo con una pinzetta o con un ago sterile. Fate attenzione: gli aculei sono fragili e si spezzano facilmente. Disinfettate accuratamente. Se la puntura è al piede evitate assolutamente di camminare a piedi nudi per prevenire infezioni.
Il contatto con meduse può provocare sulla pelle una reazione locale. Se ne venite colpiti, dovete staccare dolcemente la medusa, per non peggiorare la situazione, preferibilmente usando un pezzo di stoffa.Lavate la parte colpita con abbondante acqua salata o applicate subito della sabbia calda, poi disinfettate. Infine trattate con pomate antistaminiche per lenire l'infiammazione locale
Punture - Scorpioni, ragni, zecche
SCORPIONI E RAGNI
Sdraiate la vittima, tenendola tranquilla e coperta. Rassicuratela: le specie presenti alle nostre latitudini non sono pericolose. Può comparire un leggero arrossamento e gonfiore attorno alla puntura. Applicate del ghiaccio sulla zona colpita per ostacolare l’assorbimento del veleno.
ZECCHE
Di solito riuscirete a far distaccare la zecca coprendola con un batuffolo di cotone imbevuto di etere. Attenzione a non inalare i vapori di etere! In breve tempo la zecca lascerà la presa sulla cute.
In alternativa potrete tentare di ottenerne il distacco con qualche goccia di trementina o toccandola con un ago arroventato o con la punta di una sigaretta accesa. Altrimenti, non cercate di strappare via la zecca. Copritela completamente, invece, con olio denso o vaselina o altra pomata in modo da impedire la respirazione dell’insetto. Di solito ciò ne provoca il distacco entro mezz’ora.
Se anche questo metodo non servisse, staccate la zecca con un paio di pinzette, lentamente e con delicatezza per non schiacciarla e in modo da asportarne tutte le parti della testa (evitate di toccare le zecche con le mani). Quindi lavate per cinque minuti la zona colpita con acqua e sapone.
Le zecche possono trasmettere diverse infezioni, ma di solito ciò non accade se non rimangono attaccate a lungo. Se la sede della morsicatura appare infiammata e gonfia o se insorge la febbre, avvertite il medico.
Schegge
Lavatevi le mani e poi la pelle intorno alla scheggia con acqua e sapone. Usate un disinfettante, possibilmente a base di iodio. Con un ago sterile, delicatamente, allentate la pelle intorno alla scheggia ed estraetela usando un paio di pinzette. Fate uscire qualche goccia di sangue spremendo delicatamente la ferita. Disinfettate e coprite con un cerotto medicato. Se la scheggia si rompe o è penetrata profondamente, ricorrete a un medico.
Scottature solari
Se la pelle è arrossata, ma senza vesciche, usate una crema emolliente ed idratante. Se si sono formate vesciche o si tratta di estese scottature, proteggetele con una medicazione sterile inumidita con una leggera soluzione di bicarbonato di sodio (due cucchiai da minestra per ogni litro d’acqua). Non usate pomate grasse. Non esponete al sole le zone scottate finché non sono completamente guarite.
Le scottature gravi o estese, in particolare quelle del volto, devono essere curate subito da un medico.
Shock
In ogni grave lesione (ferite sanguinanti, fratture, ustioni estese o profonde) aspettatevi sempre la comparsa dello shock e agite in modo da ridurlo.
I suoi sintomi sono: la pelle pallida, fredda, sudaticcia; il polso frequente e piccolo; il respiro superficiale, frequente o irregolare. Il ferito è spaventato, irrequieto, apprensivo.
1.Sdraiate il paziente con la testa più bassa dei piedi (eccezione al punto 4).
2.Slacciategli i vestiti.
3.Copritelo leggermente, ma senza farlo sudare. Non applicate calore come, per esempio, un termoforo. Lo scopo da raggiungere è di conservare il calore del corpo, non di surriscaldare il paziente.
4.Nel caso di lesioni alla testa o al petto, sollevate la testa e le spalle del paziente con cuscini o indumenti arrotolati in modo che la testa sia circa 25 cm. più in alto dei piedi. Se il paziente comincia a respirare con difficoltà, abbassategli la testa come descritto al punto 1.
5.Se il paziente è cosciente e ha sete, nel caso di un previsto lungo ritardo dei soccorsi, fategli bere ogni tanto qualche sorso di acqua pura (né molto calda né molto fredda).
6.Non dategli acqua se ha nausea o se ha una profonda ferita all’addome. Non dategli mai alcolici o stimolanti.
Singhiozzo
Fate una inspirazione profonda e trattenete il fiato il più a lungo possibile. Se questo non fa cessare il singhiozzo, sorseggiate lentamente qualche bicchiere di acqua fredda. Oppure fate gargarismi per un minuto o due con acqua calda o fredda. Oppure mettete naso e bocca sull’imboccatura di un sacchetto di carta e respiratevi dentro per qualche minuto: l’accumulo di anidride carbonica, così causato, qualche volta fa cessare il singhiozzo. Se questo si protrae per un’ora o più, consultate un medico.
Per il singhiozzo dei lattanti provate a farli eruttare dando loro qualche colpetto sulla schiena. Se ciò non dà alcun risultato, fate loro succhiare un cucchiaino che avrete inumidito e poi intinto nello zucchero.
Slogature
SLOGATURE, LUSSAZIONI
Non muovete l’articolazione. Se la slogatura è di una mano, di un braccio, di una spalla o della mandibola e quindi il paziente può muoversi senza pericolo, conducetelo da un medico o in ospedale. Se il paziente non può muoversi (per esempio perché è slogata l’anca), chiamate l’ambulanza. Per diminuire il gonfiore e alleviare la sofferenza, applicate sulla parte colpita una borsa di ghiaccio.
STORTE, DISTORSIONI
Sollevate l’articolazione colpita e mettetela in posizione comoda. Ponetele sopra una borsa di ghiaccio o un impacco freddo per calmare il dolore e il gonfiore.
Se la distorsione interessa una caviglia, evitate di camminare o di stare semplicemente in piedi. Se siete in montagna e se siete obbligati a camminare potete usare una benda elastica di 10 cm. di altezza: incominciate dalla base delle dita del piede, procedendo regolarmente e stringendo moderatamente. Se la lunghezza della benda lo consente potete arrivare fin sotto al ginocchio. Aiutatevi con un bastone.
Le distorsioni gravi devono essere esaminate dal medico per scoprire eventuali fratture.
Soffocamento - Respirazione artificiale
Osservate il petto del paziente. Se egli non respira - per annegamento, shock, folgorazione, vapori chimici o asfissia, o per qualsiasi causa - eseguite la respirazione bocca a bocca.
Agite con prontezza. Chiamate o fate chiamare l’ambulanza al più presto possibile. Attenzione: assicuratevi anzitutto della incolumità vostra e del paziente. La respirazione bocca a bocca può essere pericolosa per il soccorritore in caso di sostanze velenose (acido cloridrico, ammoniaca, biossido di zolfo, acido nitrico). In questi casi è possibile da parte di esperti praticare la respirazione con apparecchi speciali. In caso di folgorazione, assicuratevi prima che il contatto della vittima con la corrente elettrica sia interrotto. Se sono presenti gas o fumo, portate l’infortunato all’aperto.
Adagiatelo sulla schiena. Toglietegli dalla bocca con le dita ogni eventuale corpo estraneo. Mettetegli una mano sotto il collo e sollevatelo. Tirate il più possibile indietro la testa tenendone con l’altra mano la sommità. Tirate il mento verso l’alto per rovesciare indietro la testa al massimo. Aprite la bocca, spostando la mandibola dall’alto in basso.
Dovete sospettare un trauma del collo, con la possibilità di una frattura, in ogni caso in cui sia avvenuta una caduta a terra o un incidente. In questi casi è fondamentale evitare i movimenti del collo, cercando il più possibile di mantenere la testa e il collo in asse con il tronco della vittima. La pervietà delle vie aeree può essere ottenuta sublussando la mandibola. Ci si pone dietro la testa della vittima, in asse con il suo corpo, si afferra la mandibola con le due mani e con le dita prossime al mento come in figura, si apre la bocca ruotando la mandibola e mantenendo il collo in asse.
Controllate di nuovo la presenza del respiro spontaneo sia osservando i movimenti del torace sia accostando la vostra guancia alla bocca del paziente. Se il paziente respira, mettetelo inposizione di sicurezza. Se il paziente non respira appoggiate fortemente la bocca su quella dell’infortunato, chiudetegli il naso, e soffiate con forza sufficiente a fargli sollevare il petto. Se si tratta di un bambino, soffiategli contemporaneamente nella bocca e nel naso.
Scostate la bocca e ascoltate per sentire il soffio dell’aria esalata. Ripetete il procedimento. Se non c’è esalazione d’aria, ricontrollate la posizione della testa e della mandibola. La lingua dell’infortunato potrebbe impedire il passaggio dell’aria. Provate di nuovo.
Se non ottenete alcun risultato, girate su un fianco l’infortunato e percuotetelo energicamente alcune volte tra le scapole per smuovere dalla gola un corpo estraneo. Se si tratta di un bambino, tenetelo per qualche momento a testa in giù, poggiandovelo su un braccio o sulle ginocchia e dategli qualche colpo tra le scapole. Pulitegli bene la bocca.
Riprendete la respirazione bocca a bocca. Soffiate per 1,5-2 secondi, possibilmente osservando con la coda dell'occhio il movimento del torace. Quindi, allontanate la vostra bocca da quella della vittima: l'aria uscirà da sè. Un ciclo insufflazione-respirazione corretto dura più o meno 3 secondi. Se preferite mettete un fazzoletto sulla bocca della vittima e soffiate attraverso il fazzoletto ma sappiate che questo sistema non riduce il rischio di contrarre infezioni. Non smettete finché l’infortunato non comincia a respirare spontaneamente!
Ricordatevi sempre di controllare la presenza del battito cardiaco: una leggera pressione delle dita sul collo dell’infortunato permette di rilevare la presenza del polso carotideo, ossia l’impulso trasmesso dal battito del cuore. In caso di assenza del battito (polso), la respirazione artificiale va abbinata col massaggio cardiaco. Se siete da soli dovete praticare 2 ventilazioni e 15 compressioni del torace. Se siete in due, 1 ventilazione va seguita da 5 compressioni.
Quando rinviene non lasciatelo alzare. Tutto il corpo, cuore compreso, è impoverito di ossigeno e se la vittima si alza troppo presto, insorge il rischio di un grave collasso. Ponete coperte e indumenti sotto e sopra l’infortunato per riscaldarlo. Mettetelo in posizione di sicurezza.
Tagli, graffi, escoriazioni
Per prevenire la possibilità di infezioni, lavatevi accuratamente le mani prima di medicare una ferita. Pulite la pelle intorno alla ferita con garza sterile, acqua corrente e sapone. Lavate la cute circostante procedendo dalla ferita verso l’esterno e non viceversa.
Quando la zona circostante è pulita, lavate la ferita stessa con acqua corrente e sapone per cinque minuti usando garza sterile e rinnovandola frequentemente. Togliete con cura ogni traccia di sporcizia e ogni frammento. Se è necessario usate un ago sterile o un paio di pinzette, bollite per 10 minuti, per togliere frammenti di corpi estranei.
Applicate con garza sterile un disinfettante a base di iodio o un disinfettante non alcolico sulla cute circostante la ferita. Alla stessa maniera, disinfettate la ferita con acqua ossigenata. Quando il disinfettante è asciutto, coprite la ferita con garza sterile che fisserete con il cerotto o con una benda.
Ricordate che in ogni ferita si annida il rischio del tetano. In quelle profonde, estese o sporche il rischio è particolarmente grave. Se il ferito è stato in precedenza immunizzato mediante vaccinazione con anatossina tetanica e l’immunità è stata poi mantenuta con i successivi richiami, al momento dell’incidente basterà una dose di vaccino per assicurare una sufficiente protezione. Ma se il soggetto non è stato vaccinato (o lo è stato da molto tempo) il vaccino non può agire con sufficiente rapidità e si dovrebbe iniettare allora il siero antitetanico, che è un derivato del sangue umano. Chiedete informazioni al vostro medico e fate il vaccino!
Sorvegliate attentamente la comparsa eventuale dei seguenti sintomi d’infezione, che possono manifestarsi anche dopo alcuni giorni:
•arrossamento, calore, dolore della zona circostante la ferita;
•striature rosse che s’irradiano dalla ferita su per il braccio o la gamba;
•gonfiore attorno alla ferita, accompagnato da brividi o febbre.
Sappiate che questi sintomi d’infezione non hanno nulla a che fare con il tetano. Se l’infezione compare, consultate subito un medico.
Testa (trauma cranico)
Bisogna sospettare una lesione cranica in ogni incidente del traffico, caduta o trauma in genere. Sintomi: l’infortunato è stordito o svenuto; perde sangue dalla bocca, dal naso o dalle orecchie; pupille inegualmente dilatate; vomito a getto; paralisi di una o più estremità; mal di testa o vertigini. Oppure la vittima dell’incidente può apparire del tutto normale e avere una passeggera perdita di conoscenza o una perdita di memoria nei riguardi dell’incidente occorsogli, per poi cadere nell’incoscienza in seguito.
Tenete il paziente sdraiato e ben coperto fino all’arrivo del medico. Anche se il colpo non gli ha fatto perdere la conoscenza, esiste sempre il pericolo di una emorragia cerebrale e di altre gravi complicazioni successive. Tenendo il paziente sdraiato e fermo diminuiscono le possibilità di emorragie.
Se sta soffocando per la presenza di sangue o vomito, valutate la possibilità di adottare la posizione laterale di sicurezza. Se sanguina dalla testa, mettete sulla ferita una leggera medicazione sterile, senza premere, e fissatela con una benda. Non permettete all’infortunato di sedere o di camminare. Non dategli alcolici o stimolanti. Non lasciatelo senza sorveglianza. Chiamate subito l’ambulanza. Tenete il paziente sdraiato e immobile finché giungono i soccorsi. Applicate sul capo una borsa di ghiaccio.
Tetano
Il tetano è una malattia acuta, spesso mortale, prodotta da una tossina batterica. Si contrae quando le spore del Clostridium Tetani penetrano attraverso le ferite e si trasformano nella forma vegetativa del batterio. Il rischio di contrarre l’infezione sussiste praticamente ovunque, in quanto le spore sono molto resistenti alle condizioni dell’ambiente in cui sono presenti.
E’ importante, anzitutto, che ogni ferita sia pulita e disinfettata nel modo più opportuno.
La profilassi attiva si effettua mediante la vaccinazione. In Italia è obbligatoria per particolari categorie a rischio e per tutti i neonati. La protezione fornita è del 99%. In caso di ferita dovete effettuare il richiamo (una semplice e indolore iniezione intramuscolare) entro le 6 ore e, comunque, non oltre le 24 ore dall’incidente.
La profilassi passiva va effettuata se non siete vaccinati o se avete dubbi sui richiami. Anche in questo caso si tratta di una semplice e indolore iniezione intramuscolare, ma il farmaco è diverso: si tratta di immunoglobuline antitetaniche, ovvero di anticorpi già pronti, che offrono una protezione immediata e della durata di qualche settimana. Le attuali immunoglobuline antitetaniche sono ottenute con sofisticate metodologie da un pool di plasma raccolto da donatori selezionati e controllati accuratamente. Il rischio di trasmissione di agenti infettivi viene definito quasi esclusivamente di tipo teorico statistico, cioè bassissimo. Anche questo tipo di farmaco, quindi, rientra nella famiglia degli emoderivati.
Oggi, il paziente esposto al trattamento con emoderivati deve, a norma di legge, essere correttamente informato dal medico dei rischi connessi alla terapia o, viceversa, derivati dal non trattamento e deve esprimere per iscritto il proprio consenso o il proprio rifiuto.
Andate dal vostro medico, fatevi spiegare e vaccinatevi!
Trasporto di un ferito
Il trasporto di una persona ferita può arrecare danni imprevedibili, specialmente se la lesione riguarda il capo, il collo e la schiena. Se vi è possibile chiamate i soccorsi e coprite il paziente con coperte o indumenti lasciandolo sul luogo dell’incidente. Non cercate di cambiare posizione all’infortunato finché non sia accertata la natura delle lesioni, a meno che sia assolutamente necessario spostarlo per evitargli danni ulteriori.
Affrontate il rischio di muovere comunque l’infortunato: quando si trova a faccia in giù e ha bisogno di essere rianimato o ha difficoltà a respirare per la presenza di acqua o fango; quando si trova in posizione supina, a faccia in su, e la respirazione è ostacolata dal rilasciamento della lingua o dalla presenza di vomito o di altri materiali organici; quando c’è un fattore ambientale come il pericolo di un incendio, di una esplosione, ecc.
Valutate la possibilità di adottare la posizione laterale di sicurezza. Se l’infortunato deve essere messo al sicuro, spostatelo nel senso della lunghezza, non di fianco, mantenendo la testa immobilizzata ed allineata col collo e col dorso. Possibilmente infilategli sotto una coperta o un indumento lungo cui possa essere trascinato. Se deve essere sollevato, non piegatelo alzando soltanto la testa e i piedi ma fatevi aiutare e sollevate tutto il corpo, in modo da mantenerlo sempre dritto.
Non caricate un ferito grave in un automobile per affrettarvi ad arrivare nell’abitato più vicino. Non trasportatelo, se non sdraiato o semi sdraiato. Se deve assolutamente essere trasportato, improvvisate una barella. La cosa migliore può essere una porta o una larga asse. In mancanza di ciò, fate una barella con coperte e bastoni per mezzo di giacche abbottonate con le maniche rovesciate all’interno e i bastoni infilati dentro le maniche. Servitevi di una sedia (portata da due persone) per trasportare un ferito giù per una scala stretta o a chiocciola.
Quando date notizia di un incidente, informate il medico o il personale dell’ospedale della natura dell’incidente stesso e delle ferite. Chiedete consiglio sul procedimento più sicuro da seguire. Se vi sono dubbi, lasciate il ferito dov’è fino all’arrivo dei soccorsi, assicurandovi che sia al sicuro da altri pericoli.
Ustioni chimiche, ustioni e scottature gravi o leggere
USTIONI CHIMICHE
Lavate scrupolosamente con acqua la regione colpita per diluire ed asportare la sostanza chimica. Quindi comportatevi come se si trattasse di una ustione da calore. Alcune sostanze, come l’acido solforico e la calce viva, reagiscono con l’acqua producendo grande quantità di calore: in questi casi il lavaggio deve essere continuato per non meno di 10 minuti. Se un occhio è stato colpito dalla sostanza chimica, lavatelo con prudenza ma accuratamente con acqua sterile o con soluzione salina. Coprite con una medicazione sterile e consultate subito un medico.
USTIONI E SCOTTATURE GRAVI
Se i vestiti hanno preso fuoco soffocate le fiamme con indumenti, coperte o tappeti. Tenete il paziente sdraiato per diminuire lo shock. Tagliate via i vestiti dalla zona ustionata. Se vi aderiscono non strappateli: tagliate il tessuto intorno all’ustione.
Chiamate un medico o una ambulanza. Non applicate sulle ustioni pomate, oli o disinfettanti di alcun genere.
Se prevedete un ritardo importante nei soccorsi, lavatevi le mani accuratamente per evitare infezioni. Se l’ustione è grave ma poco estesa, coprite con garze sterili asciutte (non usate mai il cotone idrofilo o il talco!) che, impedendo il contatto con l’aria, ridurranno il dolore e la possibilità d’infezioni. Se non avete a disposizione materiale sterile per la medicazione, potete usare la pellicola trasparente per alimenti che si trova in ogni cucina.
Attuate le prime cure per lo shock se l’ustione è estesa ad una vasta parte del corpo. Se l’infortunato è in se, sciogliete mezzo cucchiaino di bicarbonato di sodio e un cucchiaino di sale in un litro d’acqua. Fate bere al paziente mezzo bicchiere di questa soluzione ogni 10 minuti circa, per reintegrare i liquidi corporei perduti attraverso la pelle ustionata. Se il paziente vomita non insistete a farlo bere.
USTIONI E SCOTTATURE LEGGERE
Fate scorrere acqua fredda sull’ustione per attenuare il dolore. Lavatevi le mani con cura prima di toccare l’ustione. Se non si sono formate vesciche, ungete con olio di vaselina o stendete la pomata per le ustioni che avete nella cassetta di pronto soccorso e coprite con una medicazione formata da diversi fogli di garza sterile posti l’uno sull’altro.
Se invece si sono formate vesciche, copritele con garza sterile per evitare il contatto con l’aria e le infezioni sempre possibili. Non applicate pomate né oli. Non asportate la pelle in prossimità delle vesciche.
Attenzione: le ustioni, anche se superficiali, possono essere pericolose se sono molto estese. In tal caso chiamate un medico.
Vesciche
La pelle intatta che copre una vescica è la migliore protezione dalle infezioni. Tuttavia se vi sembra che una vescica stia per rompersi, lavate con acqua e sapone la vescica stessa e la pelle circostante, quindi disinfettate. Pungete la vescica vicino al margine con un ago sterile (la manovra è indolore) e premete leggermente per far fuoriuscire il liquido. Se la vescica si è già aperta usate un disinfettante leggero, non allontanate la pelle e coprite con una medicazione sterile
La cassetta del primo soccorso
Raccogliete il materiale per il pronto soccorso ora, prima di averne bisogno. Non mettete questo materiale nell’armadietto del bagno insieme con il dentifricio ed i prodotti cosmetici. Mettetelo invece in un contenitore adatto: utilizzate, per esempio, una piccola cassetta per utensili con coperchio a cerniera in modo che ogni cosa sia a portata di mano quando occorre. Non fate assegnamento sulle forbici, sul cerotto o sul disinfettante che avete in casa: fate in modo che la vostra cassetta contenga tutto quel che serve. Applicate su ogni cosa una etichetta scritta chiaramente che indichi il tipo di uso e la eventuale data di scadenza. Non chiudete a chiave la cassetta: potrebbe accadervi di dover andare in cerca della chiave quando i secondi sono contati. Tenete la cassetta su uno scaffale dove i bambini non possano arrivare. Mettete una cassetta di pronto soccorso anche nella vostra auto dentro una scatola ben riparata dalla luce, dalla polvere e, possibilmente, anche dal calore. Le prescrizioni dei farmaci che possono eventualmente servirvi vanno fatte dal vostro medico.
La lista che segue è per un uso domestico. La sicurezza sui luoghi di lavoro e la prevenzione dei danni causati da attività lavorative sono regolate da apposite norme di legge.
Lista del materiale
•Garza sterile 10 x 10 cm. Per pulire e ricoprire le ferite.
•Bende da 5 cm. di altezza per fasciare le ferite (già medicate con la garza sterile).
•Benda elastica 10 cm. di altezza.
•Scatola di cerotti assortiti medicati.
•Un rotolo di cerotto da 2,5 cm. di altezza.
•Un pacco di cotone idrofilo.
•Una bottiglia di ½ litro di soluzione fisiologica (o di soluzione salina sterile ottenuta versando in mezzo litro di acqua bollente un cucchiaino raso di sale).
•Un flaconcino di disinfettante non alcolico.
•Un flaconcino di acqua ossigenata.
•Una scatola di un farmaco antidolorifico (per la cura provvisoria del mal di denti, di un modesto trauma).
•Un tubetto di pomata antistaminica.
•Un tubetto di pomata per ustioni lievi.
•Un paio di forbici.
•Un paio di pinzette.
•Un pacchetto di aghi.
•Un termometro.
•Una lampada elettrica a pila.
•Una scatola di siringhe.
•Alcuni guanti monouso.
Scartate i farmaci scaduti
Ricordate che le medicine non durano all’infinito. Esse possono perdere la loro efficacia o arrivare a concentrazioni pericolose. Per evitare che si deteriorino, tenete tutte le bottiglie ben chiuse. Riponete le medicine in luogo fresco, asciutto e possibilmente scuro. Osservate le istruzioni scritte sull’etichetta, rispettate la data di scadenza e scartate le medicine che hanno raggiunto quella data. Se avete dei dubbi, se un preparato ha cambiato colore o consistenza od odore, scartate anche le medicine non scadute. Se avete medicine prescritte dal medico per una precedente malattia, non prendetele di nuovo senza averlo consultato.
Non gettate le medicine con i normali rifiuti. Raccogliete quanto dovete eliminare e gettatelo negli appositi contenitori che troverete all’esterno delle farmacie. Altrimenti chiedete al servizio per lo smaltimento dei rifiuti del vostro Comune.